Fra’ Federico d’Austria

L’Arciduca fra’ Federico d’Austria-Teschen

Il 2 giugno 1845, avendo ottenuto il permesso imperiale, pronunciava i voti solenni l’Arciduca Fra’ Federico d’Austria-Teschen.

Era nato a Vienna il 14 maggio 1821, quartogenito dell’Arciduca Carlo e di Enrichetta di Nassau-Weilbourg. Il padre Carlo (1771-1847) terzogenito di Leopoldo II, in gioventù era stato, per un certo tempo, Gran Maestro dell’Ordine Teutonico, poi era stato adottato dallo zio Principe Alberto di Sassonia duca di Teschen che gli aveva lasciato quel ricco ducato e la possibilità di percorrere una brillante carriera militare fino al grado di feldmaresciallo.

Rimasto orfano di madre a otto anni, Federico avendo dimostrato una particolare inclinazione per il mare veniva avviato a Venezia a frequentare il Collegio di Marina, da cui usciva nel 1837 per il suo primo imbarco come ufficiale.

Promosso capitano di vascello, dopo due anni otteneva il primo comando sulla corvetta Carolina, quindi passava sulla fregata Guerriera con la quale nel 1840 partecipava alla spedizione in Siria. Gli erano vicini come istruttore militare il Barone Wilhelm von Lebzeltern e per la parte marinaresca il capitano di vascello Giovanni de Marinovich, che fu anche il suo comandante in seconda: entrambi lo seguiranno poi per tutta la vita.

Dei tre fatti d’armi cui partecipò in questa campagna, il più saliente fu quello di San Giovanni d’Acri, ove guidando di persona uno sbarco notturno occupò la cittadella sulla quale innalzò all’alba la bandiera degli alleati.

Ritornato a Venezia, Federico ebbe onori trionfali e il comando di questo distretto militare con l’incarico di svolgere un’inchiesta su alcune irregolarità amministrative della marina austriaca, nella quale cominciavano anche a introdursi idee liberali.

Dopo un viaggio di istruzione in Inghilterra, fu promosso contrammiraglio e comandante superiore della I.R. Marina al posto dell’anziano Marchese Amilcare Paolucci delle Roncole.

Nell’estate del 1846 l’Arciduca Federico diresse le grandi manovre navali nelle acque della Dalmazia; quando nell’aprile del 1847 si ammalò suo padre, corse a Vienna: l’Arciduca Carlo morì il 30 aprile. Chi avrebbe immaginato che solo cinque mesi dopo il figlio lo avrebbe seguito nella tomba?

Un improvviso bollettino medico del 5 ottobre comunicava che Federico, indisposto da dodici giorni per un leggero attacco di itterizia, si era improvvisamente aggravato; due ore dopo un secondo bollettino annunciava che gli erano stati somministrati i sacramenti. Poco prima della mezzanotte spirava placidamente.

Come riportato sui giornali dell’epoca, «S.A.I.R. il Serenissimo e Reverendissimo Principe Arciduca d’Austria Balì Fra’ Federico Ferdinando Leopoldo d’Austria, Cavaliere del Toson d’Oro e dell’Ordine Militare di Maria Teresa, Cavaliere dell’Ordine di Sant’Uberto di Baviera, dell’Aquila Nera di Prussia e Pour le Mérite, I.R. Vice Ammiraglio, Comandante in Capo della I.R. Marina, Proprietario del Reggimento d’infanteria n. 16 ecc.» moriva dunque precocemente a Venezia il 5 ottobre 1847.

I veneziani, che avevano in gran simpatia questo giovane generoso e cordiale principe, accorsero numerosi ai funerali il 14 ottobre in Santo Stefano, chiesa nella quale fu tumulato provvisoriamente e il 19 a San Biagio nella chiesa della Marina, dove il 17 gennaio 1848 fu tumulato il suo cuore sotto l’epitaffio «amans apud amantes positum».

Nel 1854 la salma fu deposta nella Chiesa Priorale di San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta dove fu collocato il solenne monumento che la pietà dei fratelli aveva commissionato allo scultore Luigi Zandomenghi, il celebrato autore del Mausoleo del Tiziano ai Frari, e che fu completato dal figlio Pietro, con iscrizione dell’erudito Emanuele Antonio Cicogna.