Restauro del «Battesimo di Cristo»

G. Bellini, Battesimo di Cristo, 1500.

 

Intervento di restauro: Sandra Pesso
Intervento sul supporto: Roberto Saccuman
Collaboratori all’ integrazione pittorica: Silvia Bonifacio e Barbara Bragato
Supervisione del restauro: Maria Cristina Dossi, Valeria Poletto (direzione dei lavori), Alfeo Michieletto (direzione tecnica) della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per Il Polo Museale della citta di Venezia e del Comuni della Gronda Lagunare Analisi scientifiche: Davide Bussolari (radiografia, riflettografia infrarossa, fluorescenza ultravioletta), Ornella Salvadori e Enrico Florin, Laboratorio scientifico della Misericordia, SSPSAE (sezioni stratigrafiche e XRF)
Documentazione fotografica: Matteo De Fina
Periodo dell‘intervento: settembre 2013 – magglo 2014

 

Premessa

All’inizio del mese di settembre 2013 è stato avviato l’intervento di restauro presso i locali attigui alla chiesa, messi a disposizione dal Gran Priorato di Lombardia e Venezia, in modo da conservare l’opera nello stesso contesto ambientale per preservare la stabilità strutturale del supporto ligneo.

In fase preliminare, al fine di condurre nel modo più corretto l’intervento, è stata eseguita un’accurata indagine volta a individuare le caratteristiche tecniche e valutare lo stato di conservazione dell’opera.

Le informazioni sono state acquisite tramite un‘attenta osservazione a luce normale e radente ed esami scientifici non invasivi, quali la radiografia digitale, la riflettografia infrarossa e la fluorescenza ultravioletta.

Lo studio è stato approfondito con l’ausilio di alcune sezioni stratigrafiche, per identificare la successione degli strati pittorici e dei materiali costitutivi, e di test microchimici per individuare la natura del leganti.

 

Osservazioni sulla tecnica esecutiva:

L’opera, realizzata su tavola, è composta da sei assi di pioppo incollate in senso orizzontale, in prossimità della superficie delle giunzioni è stata applicata una camottatura (incollaggio di una sottile fascia di tela).

Sull’intera superficie lignea è stato steso uno strato di gesso e colla di medio spessore con una finitura composta di sola colla animale con la funzione di ridurne l’assorbenza. Il successivo disegno preparatorio, particolarmente apprezzabile nella ripresa in riflettografia, è stato realizzato con l’utilizzo di cartoni per riprodurre le forme ricalcando a grafite linee semplici e geometriche.
Ulteriori dettagli sono stati disegnati con linee più sottili, a volte apportando alcune modifiche: ad esempio, risulta evidente nel volto del Cristo che gli occhi sono stati spostati.

L’impianto compositivo definitivo è dipinto senza rispettare il disegno, con pennellate di colore che dimostrano una grande padronanza della tecnica pittorica e numerose modifiche e ripensamenti, ben evidenti in radiografia: si osserva una ridefinizione delle braccia del Cristo, lo spostamento e la rielaborazione della figura di san Giovanni Battista, il cui volto in origine era più arretrato e con una fisionomia diversa: il braccio teso con la ciotola in mano era più inclinato e vicino alla figura del Cristo. Sempre dalla radiografia si è rilevato, alle spalle dell’offerente, il profilo di una seconda figura con una veste rossa poi coperta dalla figura della virtù in piedi.

Gli impasti a base di pigmenti legati con un olio siccativo sono conformi a quelli usati dall’artista e reperibili sul mercato dell’epoca: biacca, cinabro, terre rosse, ocre e colori preziosi provenienti dall‘Oriente come il lapislazzuli, utilizzato per il cielo e per la veste appoggiata sulla spalla della virtù inginocchiata, l’orpimento per la veste della virtù in piedi, le lacche rosse e le lacche verdi negli altri manti.

 

Stato di conservazione e interventi precedenti:

L’opera ha subito numerosi danni e perdite già in epoca antica con l’assottigliamento della tavola e la probabile modifica del formato originale. Il dipinto appare ridotto sia in larghezza, come si evince dalle vesti delle figure a sinistra, in parte mancanti; che in altezza, come si evince dagli alberi che, nel margine superiore appaiono tagliati.
La radiografia ha evidenziato una mediocre condizione conservativa del tessuto pittorico, fortemente abraso e con diffuse cadute di colore sull‘intera superficie.
Gli strati pittorici hanno subito vari interventi con puliture aggressive, particolarmente evidenti negli incarnati e nel paesaggio che, al momento dell‘intervento, risultavano coperti da ben quattro strati di ridipinture e verniciature pigmentate alterate, applicate in varie epoche. Le riprese in fluorescenza ultravioletta hanno localizzato le numerose ridipinture già riconoscibili a una prima osservazione diretta.
La pellicola pittorica si è quindi presentata coperta da spessi strati di vecchie riprese pittoriche, depositi di vernici e colle molto alterate e scure che impedivano di apprezzare le cromie, i volumi e la reale natura del dipinto.

 

 

Intervento di restauro

Durante la fase di pulitura sono emersi l’andamento delle pennellate e l’impronta del polpastrelli usati per modulare la consistenza delle leggere velature di colore finora nascoste sotto le spesse ridipinture e le molteplici! vernici fortemente alterate.
La fase di pulitura è stata condotta In modo selettivo e graduale secondo le più moderne metodologie, con l’utilizzo di materiali e procedure diversificate: le vernici ossidate e ingiallite ed i ritocchi del restauri più recenti sono stati eliminati con l’utilizzo di miscele binarie di solventi organici a composizione predefinita.
Le patinature alterate e disomogenee di varie intensità di colore bruno scuro, a base sia di sostanze proteiche che oleose pigmentate, sono state asportate con un gel viscoso caricato con un chelante con pH variabile a seconda delle esigenze, che ha permesso la lavorazione e l’eliminazione per assottigliamento del materiale non originale in completa sicurezza.
Questa fase si è rivelata molto laboriosa sia per lo spessore che per la discontinuità degli strati. Le patinature furono probabilmente stese nell’intento di consolidare e ravvivare il tessuto pittorico fortemente danneggiato e consumato da sostanze caustiche utilizzate in puliture più antiche. Dopo la rimozione di queste patine, sono emersi un ulteriore strato di aspetto marrone scuro, steso in maniera molto disomogenea oltre e alcune ridipinture più antiche molto tenaci, evidenti negli incarnati, come ad esempio nei volti e nelle mani delle figure, che si sono potute rimuovere solo in parte.
Dopo la pulitura si sono evidenziate diverse sovrapposizioni di stuccature con andamento a scivolo, applicate per mascherare i dislivelli fra le varie spaccature del legno (quattro tipologie contraddistinte da colore e materiale diverso), debordanti sul colore originale, soprattutto in prossimità delle venature del legno, che nella radiografia risultano nere con andamento orizzontale.
Le stuccature debordanti sono state eliminate con l’azione meccanica così come numerosi residui di materiali estranei (carta, colla proteica, cera e cero-resina) probabilmente aggiunti in occasione dei vari consolidamenti eseguiti nel tempo.
La restituzione estetica, condotta nel rispetto dello stato di conservazione del dipinto, è consistita nell’equilibratura delle discontinuità per mezzo di leggere velature di colore per ricreare un’unita di lettura, soprattutto nei volti molto abrasi, nei panneggi e nel paesaggio. Le stuccature sono state reintegrate con la tecnica a tratteggio verticale, il che ha permesso in parte la ricostruzione dell’andamento delle forme, lavoro molto complesso per l’ampiezza e la molteplicità delle lacune.